sistemi a secco
E’ ormai evidente che l’edilizia italiana si stia dirigendo sempre di più verso interventi di ristrutturazione piuttosto che di nuova costruzione. Questa tendenza si è consolidata negli ultimi anni a causa della crisi che ha colpito il settore delle nuove costruzioni ed è stata sostenuta da politiche volte al risparmio di nuovo suolo, alla salvaguardia del patrimonio edilizio esistente, e all’incentivazione fiscale delle ristrutturazioni.
Scegliere di ristrutturare la propria casa, un negozio, un ufficio ecc, obbliga gli attori del processo (progettisti, proprietari, amministrazioni pubbliche) ad approcciarsi ad una nuova metodologia d’intervento che porti ad un utilizzo nuovo dei materiali per valorizzare ciò che già esiste.
Ristrutturare significa aumentare il valore dell’edificio, risparmiare sulle bollette future, massimizzare il comfort termico e acustico degli occupanti, migliorare l’estetica del manufatto.
I sistemi di costruzione a secco, al contrario di quelli ad umido, sono quei metodi costruttivi che non implicano nel processo di assemblaggio l’utilizzo dell’acqua o l’impiego di materiali di connessione che necessitino di consolidarsi dopo la posa, come collanti e sigillanti. Nella fase finale del montaggio i componenti, generalmente prodotti finiti in quanto precedentemente lavorati, vengono uniti attraverso giunzioni meccaniche (bulloni, viti ecc) per realizzare o l’intero edificio o alcuni elementi della costruzione.
Per utilizzare questa tecnica costruttiva è necessario che in sede di progettazione del singolo elemento si predisponga il collegamento e l’integrazione tra i vari elementi costruttivi, per permettere di rendere gli elementi facilmente collegabili e favorire una veloce posa in opera e un futuro smontaggio e riutilizzo. Infatti una costruzione stratificata a secco prevede tre elementi funzionali collegabili fra loro: la struttura, l’involucro esterno e l’involucro interno.
Generalmente in Italia la costruzione degli edifici, soprattutto quelli residenziali, è stata quasi sempre eseguita con la tecnologia ad umido, ovvero con l’utilizzo di mattoni in laterizio uniti tra di loro da malte e da calcestruzzo armato, a differenza di altre parti del mondo, che hanno privilegiato si privilegiano soluzioni a secco con materiali stratificati assemblati su una intelaiatura di acciaio o legno o nelle soluzioni ibride in calcestruzzo armato. Anche se fino ad oggi si è privilegiato il sistema tradizionale umido laterocementizio, questo non significa che nelle ristrutturazioni non si possa optare per soluzioni a secco che sicuramente offrono numerosi vantaggi.
Sistemi costruttivi a secco: i vantaggi
La diffusione di tecniche costruttive a secco ha permesso di ridurre i tempi e i costi di costruzione senza che ciò comporti una perdita di prestazioni, tanto che consente anche di avere un elevato risparmio energetico. Infatti con le tecniche costruttive a secco si possono prevedere abbastanza bene i tempi e le fasi di lavoro, limitando al massimo i tempi morti nella realizzazione, che provocano inevitabilmente l’innalzamento dei costi di costruzione.
In più i sistemi a secco sono maggiormente ecosostenibili, in quanto gli elementi, grazie anche alla facilità di montaggio-smontaggio, possono essere riciclati, sostituiti (in caso di elementi degradati) o riutilizzati rendendo meno impattante l’eventuale futura dismissione.
Questo tipo di tecnologia da la possibilità di progettare e realizzare le parti dell’edificio in luoghi diversi da quello in cui sorgerà il manufatto; infatti in cantiere si svolgerà “solo” la fase di assemblaggio che quindi avverrà in tempi brevi. Inoltre tale tecnica costruttiva è ideale anche per lavori di ristrutturazione in quanto, grazie alla facilità di posa, rende possibile la conclusione dei lavori in tempi brevi, aspetto non da poco per coloro che devono allontanarsi dalla propria abitazione.